Un occhio nelle Boxes e l’altro nelle Shahre Farang persiane

Lo sguardo della RE.M Attraversamenti Multipli 2023, 7 Luglio 2023

 

Caleidoscopi, manipolazioni, oggetti in movimento, suoni ed effetti ottici: è il teatro di Unterwasser, gruppo di ricerca, fondato nel 2014 da Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti e Giulia De Canio, che indaga le reciproche contaminazioni tra il teatro di figura e le arti visive. 

All’interno del piccolo e suggestivo edificio all’entrata del parco di Torre del Fiscale, che ospita il festival Attraversamenti Multipli, sono state disposte una serie di scatole. In una prima stanza ce ne sono due che contengono due micro-mondi, per la precisione una piscina ed una foresta, da poter esplorare immergendosi attraverso la vista e l’udito. Vi sono anche tre scatole appartenenti al progetto “Postcards from Rio” che contengono storie di persone che si raccontano attraverso i posti preferiti delle loro città. Si procede poi in una seconda stanza dove sono state preparate quattro postazioni ognuna delle quali occupata da una delle BOXES: installazione espositiva per cui i mondi inseriti in queste scatole prendono vita grazie alla manipolazione da parte delle performer di Unterwasser con la partecipazione di Francesco Capponi. Dagli oggetti che prendono vita all’interno di un cassetto di un vecchio mobile di nonna, alla magia psichedelica di un caleidoscopio dipinto a mano. Dal piccolo teatro interattivo in una scatola, alle storie di bambini, delle loro innocenti domande e delle risposte che sono pura meraviglia. 

Ma cosa si cela dietro ad una scatola, dentro ad un involucro, agli occhi di chi guarda? Un mondo, o meglio, tanti mondi.
«Queste scatole identificano le storie, la vita, il percorso di ogni persona che è sempre diverso dall’altra». dice Kante.  Anche Chiara trova dei piccoli mondi guardando dallo spioncino: «è come entrarci con delicatezza, piano piano, con educazione e rispetto», dice.  Colpisce la meraviglia di Nawshin, che non si spiega come sia possibile far entrare un bosco in una scatola, e poi Ali che trova una bellissima immagine il poter ammirare il bosco in miniatura ascoltando la voce degli uccelli. 

Scatole e storie che suscitano memorie: Dabo racconta di quando alle elementari, a Gounfan vicino a Bafoulabè in Mali dove i due fiumi di colori diversi si incontrano ma non si mischiano mai, con il suo insegnante facevano scuola con proiezioni di luci ed ombre. Ali ricorda, nonostante a chilometri di distanza da Dabo, che in Libia giocava anche lui spiando all’interno di una scatola piena di immagini e luci. Mitu ricorda i suoi bambini in Bangladesh. «Ho sentito il suono, ho visto molti alberi, il cinguettio degli uccelli, la luce era buia, ho visto una danza di dolore all’interno della scatola» dice Salma. C’è nostalgia anche nel vissuto di Deborah e il ricordo delle scatole dei traslochi di Zara, quando a volte si perdeva ore a riguardare ciò che c’era nascosto dentro. E poi Zara ci dice una parola: Shahre Farang. E ci fa vedere queste foto, prima di iniziare a raccontare.

https://fa.m.wikipedia.org/wiki/%D8%B4%D9%87%D8%B1_%D9%81%D8%B1%D9%86%DA%AF

Zara: «Circa 125 anni fa, un re dell’Iran, della dinastia Qagiar, fece un viaggio in Francia. Si chiamava Mozaffaredin Shah. Shah significa “re”. Durante il suo viaggio Mozaffaredin ha visto una macchina magica, all’interno della quale si vedevano altri mondi. La macchina magica lo colpì talmente tanto da prenderne una e portarla con sé in Iran. Piano piano inizià a girare con la macchina magica che tutti iniziarono a chiamare “Shahre farang “. Shahr significa città. Farang o Faranghestan era una parola che persiani usavano per indicare i paesi europei, Tv e cinema non erano ancora diffusi e quindi questa macchina ha costruito una cultura visiva nuova. Dei banditori, aedi visivi, ambulanti, iniziarono a girare con queste macchine per le strade. Bambini, ma anche molti adulti, pagavano per vedere le immagini dentro la Shahre farang!
Arrivando nelle strade, i cantori chiamavano il pubblico con strofa che iniziava così:

È la città, è la città di Farang, guarda bene! È in tour! È colorata!
La città, la città di Farang! Ci sono mille belle città nel mondo!
Guarda le città con cupole e minareti!
Guarda le città con i campanili!
Guarda le città con la gente dai capelli d’oro!

La poesia cantata da Morteza Ahmadi, è questa. Chiudi gli occhi, ascoltala, e viaggia anche tu nella città di Farang.

C’è anche un famoso film iraniano, Hasan kachal di Ali Hatami che inizia così; nelle prime scene l’occhio dello spettatore è invitato a guardare, attraverso lo schermo, nel buco di una Shahre Farang».

Dopo aver ascoltato Zara, e le memorie e le visioni dei compagni della Re.M, risuonano in me alcune parole ascoltate in una delle scatole di Unterwasser. Parole delicate ed innocenti pronunciate da bambini che chiedono cose con la curiosità che solo i bambini hanno. 

“Cos’è la simpatia? 
È quando incontri un’altra persona, 
è fare un viaggio insieme, 
tenere l’altro per mano. 
È fare insieme tante scoperte”.

“Cos’è l’entusiasmo? 
È la fame di cose belle. 
E allora queste cose belle le si fa proprie, come tesori. 
E poi queste cose belle le si raccontano a qualcun altro per fargli venire fame pure a lui”.

E forse sta proprio qui la definizione anche di meraviglia: entrare nei diversi piccoli mondi che ognuno si porta addosso, nella propria scatola, con delicatezza e curiosità e lasciarsi stupire.

Giorgia Belotti con i contributi di Zara Kian, Kante Bangaly, Dabo Abdoulaye, Maria Chiara Bisceglia, Ali Jubran, Deborah Ponzo, Mitul, Nawsyn Laela

In the Boxes of Unterwasser, see the world. Sara Matloob

Peering through a small hole into something unknown is exciting enough on its own, whether on the other side there is the wonderland or a dark forest with towering trees, scattered rays of light and the echo of birdsongs. It is also nostalgic. It takes you back to when there was no Matrix and Terminator yet. The world was simple and fantastic, and an empty box of ‘Shahrefarang’ with its still black-and-white photos could take you on an amazing journey.
In recreating reality, leaving blank space in the audience’s mind is as important as describing the details of the imaginary world. Our imaginations flourish while trying to fill in these blanks, and we complete the story step by step as only our minds can. These empty spaces are evident in the boxes because they only show a bit of reality. Some images: a child who laughs, a view of the sea and a small toy that goes and comes back; some voices: a child’s voice that asks fundamental questions like all children; Some familiar objects and some colours and light.

The strongest spectator’s role in the creation of the story probably occurs when watching the first box. This box has two holes instead of one, and two spectators sit facing each other on both sides. You will experience a great deal of suspense if you are the one who must carry out the orders of the god of the box since nothing will be revealed until the end of the first run. However, your contributions will influence the show your partner watches.

The wonder of grandma’s drawer is of a different kind. We cannot simply compare it to a stop-motion work because it offers a direct connection with objects. The old clock, the broken pair of glasses, the pill bottle, and the thimble really exist on the other side of the hole and dance before our eyes. This imaginary but tangible world contrasts the real world of virtual images where we live in. And at the end, the artist confirms this pleasant fact by inviting us to open the small upper drawer to take out the grandma’s gift, an old fashion toffee.

Another attraction of the boxes is the shared experience of the artist and the spectator when creating and watching the artwork simultaneously. Artists often have a considerable distance from us, especially in the case of visual arts. We arrive to see the piece of art when s/he is absent, expecting his work to communicate with us. Here instead, when watching the boxes, the artist comes forward with a bright smile and invites us to sit and watch, and then she starts to work. In this way, an intimate relationship establishes that affects our experience.

The gift of the boxes is a sweet return to our raw and simple childhood minds, to the pure joy of getting amused for a while in Shahrefarang.

Assalamualaikum. Elma Akter

Assalamualaikum a tutti, proprio come dire “ciao, ciao” quando incontri qualcuno; così noi che siamo musulmani, quando incontriamo qualcuno, diciamo Assalamualaikum che significa che la pace sia con te. Comunque, mi chiamo Elma, attualmente vivo a Roma, in Italia, vengo dal Bangladesh, sono in Italia da due anni.
Ho avuto l’opportunità di venire al festival Attraversamenti Multipli invitata dalla mia maestra di italiano Deborah, e qui ho conosciuto e sperimentato molte cose nuove. Il primo luglio la compagnia Unterwasser ci hanno mostrato delle scatole magiche; in una c’erano molti disegni floreali diversi e il suono del vento, mi sembrava di essere seduta in un giardino fiorito, in un’altra tre ragazze ballavano e pensavano a qualcosa, tutto sembrava molto vivo. In un’altra ancora una madre raccontava una storia molto bella, per quanto ho potuto capire, la storia di suo padre veniva raccontata al suo bambino, cioè la storia della nonna del bambino. Era solito visitare molti posti con suo padre, andavano al mare, mangiavano insieme, ricordava tutte le volte che aveva passato con suo padre nella sua infanzia e suo padre gli mancava molto. Mi sono venute le lacrime agli occhi dopo averlo visto. Non ho mai vissuto senza i miei genitori, oggi non vedo i miei genitori da due anni, sì, li vedo in videochiamata al telefono, ma non posso toccarli, non posso abbracciarli. Non ho mai cucinato e ora lo faccio, ma non mi piace cucinare tanto quanto le mani di mia madre. Anche se sto male qui, ai miei genitori non lo faccio sapere perché sono già molto preoccupati per me. A volte mi sento sola ogni volta, senza i miei genitori, fratelli e sorelle. Ma mio marito mi sta vicino e mi dà molto supporto. Poiché non conosco bene la lingua, non posso spiegarti tutto, quindi ho tradotto la lingua e l’ho scritta io stesso.

Lo sguardo della RE.M Attraversamenti Multipli 2023

KILOWATT A CORTONA: UNTERWASSER, LEO BASSI, LUNA CENERE, CONTROCANTO, FANNY & ALEXANDER

Da Tommaso Chimenti -28 Luglio 2022

 

[…] Nella nostra analisi dobbiamo iniziare assolutamente con quello che, a nostro avviso, è stato il fiore all’occhiello della kermesse, Boxes del collettivo Unterwasser, una vera sorpresa e felice scoperta, un tocco di nostalgia, tanta poesia e un ritorno all’infanzia che ha aperto ricordi e immaginazione, fantasia e sogni, memoria e respiro.

Sei postazioni per cinque spettatori alla volta che ruotano le loro esperienze davanti a piccole ingegnerie, di fronte a macchinerie artigianali complesse e semplici allo stesso tempo dove la dolcezza e la sagacia vengono miscelate in una bolla, dentro una parentesi sospesa nel tempo e nello spazio.

Davvero fruibile per i bambini di ogni età, anche quelli cresciuti e adulti.

Perché queste stazioni vanno a pescare dentro lo spettatore, qui non solo passivo, emozioni, tirano fuori un passato tutto personale, un vissuto da agganciare alla visione proposta.

Tutto è piccolo, fragile, con quell’aria trasognante del gioco, quella patina di irrealtà favolesca e fiabeggiante che paradossalmente rende il tutto credibile e potente nella sua eleganza e grazia come una delicata carezza di una mamma, o ancora meglio, di una nonna.

Il calore profondo che sprigiona è proprio assimilabile a quella sensazione di casa, di protezione e affetto che si disloca in ogni poro rilasciando endorfine e facendoci uscire dalla performance tutti con un sorriso stampato in faccia, con la forza soltanto per dire un Grazie sentito, quasi commosso per la generosità, la morbidezza, la tenerezza.

Ci sono ventagli e piume e bottoni da usare che entrano dentro la drammaturgia e interagiscono con microazioni di proiezioni, c’è l’uso delle cuffie che accudisce e ovatta i suoni dell’anima a placarla, massaggiarla, maneggiandola con cura e cautela, c’è una piccola piscina dove scoprire i suoi personaggi in miniatura tra ossessionati dell’abbronzatura e pesci e apneisti, polpi e granchi e stelle marine mentre noti e scruti tutto questo habitat, questo microcosmo attraverso una maschera da subacqueo.

Il nodo di fondo è l’escamotage del buco della serratura, del voyeur che è in ognuno di noi, qui senza malizia ma solo con la curiosità e la furbizia del bambino che spia la vita con l’illusione di non essere stato visto.

Siamo guardoni, forse ci stiamo affacciando sull’abisso della nostra vita, siamo Peeping Tom a rievocare lo spirito di quando eravamo piccoli e tutto era ancora in divenire, tutto era ancora possibile e niente era stato scritto.

Ecco una cassettiera dove al suo interno un mondo di nonna si agita lentamente: gli occhiali, la radio, le medicine, l’orologio, il filo per cucire.

Le fotografie seppiate al gusto di nostalgia, le caramelle Rossana.

Ecco un caleidoscopio magico che cambia e muta di macchie e foglie e piante psichedelico e coloratissimo, ora ci imbattiamo in un mini boschetto per concludere tra le arnie mentre le domande, così assurde e così vere, dei bambini (questi intermezzi ci hanno fatto ricordare il progetto video Caro Gesù di e con Michele Di Mauro e con Fulvio Cauteruccio) ci rimbombano nelle orecchie e nella testa, domande alle quali gli adulti, ormai saggi e inariditi e seri e compunti, non sanno più rispondere.

Come abbiamo fatto a perdere tutto quello stupore, tutta quella bellezza, quella ingenuità e freschezza e leggerezza e purezza? “Cos’è il profumo del pane?”, “Come si fanno i ricordi?”, “Quando è il tempo?”.

Ne usciamo con un paio di lezioni da trascrivere e portarci addosso: Cos’è l’entusiasmo? E’ la fame di cose belle, e ancora Cos’è adesso? E’ il tempo di farsi spuntare le ali.

Sotto (il pelo dell’)acqua (la traduzione dal tedesco di Unterwasser), sotto la superficie delle cose accadono cose incredibili, tutte da vedere e scoprire, basta avere la curiosità di infilarci la testa dentro.

Un microclima vibrante e stupefacente, un teatro delle piccole cose, piccole come le lacrime che scendono. […]

La storia e i fantasmi rivivono a Cortona

di Mario Cervio Gualersi, 30 Luglio 2022

 

Raggruppando per generi le molteplici proposte di questa seconda parte, cominciamo proprio da quella a cui è difficile dare un’etichetta precisa: percorso iniziatico, installazione o teatro di figura? Boxes della compagnia UnterWasser è un po’ tutto questo. 5 spettatori alla volta sono condotti, quasi per mano all’interno del Chiostro di Sant’Agostino, uno per uno, da Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti, Giulia De Canio e Francesco Capponi, al cospetto di 6 capienti scatole che potremmo definire delle piccole macchinerie colme di sorprese. Muniti di cuffie e con occhi ben posizionati su spioncini, a guisa di forzati voyeur, cominciamo a interagire pigiando pomelli e alzando o abbassando leve, sfiorando piume o agitando ventagli mentre all’interno si muovono figure in miniatura o voci di bambini fanno domande impossibili a cui gli adulti non sanno rispondere, tipo “Come si fanno i ricordi?” o “Quando è il tempo?”. E’ poi la volta di un caleidoscopio che ci immerge in un bosco con foglie e piante multicolori o all’interno di una piccola piscina con i bagnanti affamati di sole e in sottofondo la voce di Edoardo Vianello con uno dei suoi tormentoni estivi. Ci sentiamo allora regredire alla nostra infanzia, gratificati dalla caramella Rossana e sorpresi da una busta consegnatici che porta scritta la domanda “Cos’è adesso?” con risposta all’interno: “E’ tempo di farsi spuntare le ali.” Una discesa nella dimensione della poesia e della tenerezza difficili da dimenticare.

Cortona, Kilowatt Festival chiude in trasferta

Di Sandro Avanzo / Luglio 29, 2022 / Teatro

 

Si lascia come ultima citazione lo spettacolo Boxes delle UnterWasser (se si può usare il termine “spettacolo” per questo genere di esperienza, affine, per fare un esempio internazionale forse più noto, all’Agrupación Señor Serrano), perché è l’evento che più profondamente e intimamente ha toccato gli animi dei partecipanti. Così almeno è parso di poter dire, anche in base alle testimonianze raccolte. Ogni replica prevede la partecipazione di 5 spettatori, che a rotazione e singolarmente si trovano davanti a un “cassetto” che contiene una singola sorpresa. Una micro-performance, un gioco, un’installazione interattiva, basati su ciò che si organizzava e realizzava per stupire lo spettatore nei decenni e nei secoli del pre-cinema. Come indica la motivazione del Premio Valter Ferrara assegnato alle UnterWasser al Festival di Radicondoli 2019 prima del loro debutto alla Biennale 2020 “la compagnia… riesce ad assorbire i saperi e le esperienze di ogni elemento: teatro di figura, scultura, arte visuale”. Se si descrivessero qui una per una le singole esperienze di Boxes, si toglierebbe ai prossimi spettatori la possibilità di sorprendersi e commuoversi per la cosa inaspettata e la possibilità di riconoscere in sé l’eterno sguardo innocente che resta intatto nel subconscio di ognuno. Si può però lodare la perizia artigiana con cui sono costruiti i singoli oggetti scenici, da quelli piccolissimi ai più voluminosi e la fantasia con cui si dona loro la possibilità di aprire nuovi universi, trasformando chiunque in una novella Alice di fronte a nuovi mondi meravigliosi tutti da esplorare. Come l’armadio in cui prende vita una sorta di museo dell’innocenza di oggetti della nonna tra Proust e Pamuk.

Al Kilowatt Festival l’urgenza (non si) cerca

di Anastasia Ciocca

 

Il gruppo di ricerca romano Unterwasser con la produzione esecutiva di Pilar Ternera/NCT ricrea la spazialità dell’immaginazione attraverso la delicatezza poetica del dispositivo della scatola magica: il contenitore e il contenuto si propongono un gioco in continuo cambiamento.

Ora contenitore di ricordi, ora lente caleidoscopica, schermo televisivo o playstation ante litteram, l’anteprima Boxes di  e con Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti, Giulia De Canio e con Francesco Capponi è l’invito a saper modulare il proprio punto di vista, a regolare l’intensità della focalizzazione, a scegliere la leggerezza per partecipare al gioco immaginativo e non: ridimensionarsi, prendere familiarità con una geometria che non si addice alla proteiformità dell’umano per scoprire quanta umanità possa esserci tra gli spigoli di una scatola.

Kilowatt Festival 2022, alle radici del senso del teatro

Di Matteo Brighenti , PaneAcquaCulture, 3 Agosto 2022

 

Se Leo Bassi rafforza la nostra determinazione a cercare e a trovare noi stessi, UnterWasser risveglia in noi l’attenzione alle piccole cose su cui riposa l’anima di chi ci ama o ci ha amato, e magari non c’è più. Boxes sono le scatole magiche per spettatore solo con dentro micro-performance, installazioni interattive e giochi che Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti, Giulia De Canio con Francesco Capponi hanno creato e fanno vivere davanti al nostro occhio attraverso il buco di una serratura come del tempo.
Nel cassettone della nonna, in un bosco o in una piscina in miniatura, effetti ottici e tecniche esistenti prima dell’avvento del cinema ci conducono dentro dei mini-diorami poetici e caleidoscopici. Sono piccoli universi di teatro visuale, al confine fra il teatro di figura e le arti visive, che ci richiedono di essere compenetrati per essere compresi. Ovvero, di abbandonarci senza alcuna resistenza alla visione e a ciò che questa fa emergere dal bagaglio emotivo di ciascuno di noi. È come fissare una nuvola e rintracciare i profili che permettono di immaginare, di intuire un soggetto, una figura che, una volta definita, è già pronta a mutare.

 

Scendendo le scale che conducono al giardino del Chiostro di Sant’Agostino a Cortona, durante Kilowatt Festival, entriamo a sinistra in una piccola camera, quasi camera oscura, guidati dall’accoglienza del gruppo romano Unterwasser. Dislocate nella stanza, ciascuna in una porzione definita, ci sono ad aspettarci sei Boxes. A sei diverse proiezioni assisteranno i cinque spettatori, ogni scatola racchiude una porzione di immaginario alla quale si accede poggiando l’occhio davanti un foro o fessura. Sei prodigiosi universi costruiti giocando con la luce, la sovrapposizione di piani in movimento, il ribaltamento delle ottiche, sollecitano in chi vi guarda all’interno una partecipazione empatica, leggera e incuriosita. Non si vuole perdere nulla di quello che potrebbe accadere, la perfezione artigianale figlia di un sapere grezzo, con la quale sono costruiti questi sei panorami, e il fatto che quattro di questi siano azionati dalle mani dei performer, conduce a una modalità di visione non data; ci si forza di vedere all’interno, si chiude un occhio e con quello aperto si cerca di cogliere ogni elemento: dalla cassettiera della nonna, passando per lo scorrere del tempo in un bosco, alle macchie di colore, le foto di una passeggiata per mano con papà, passando per i trucchi di una scatola magica che reagisce ai nostri comandi, per poi concludersi lungo il bordo di uno specchio/piscina. E capita anche che l’atto di osservazione si concretizzi in un regalo, tangibile, da portare con sé. (Lucia Medri)

Kilowatt Festival: la tappa di Cortona tra le novità dell’edizione 2022

di Mario Bianchi, Klpteatro, 13 Agosto 2022

 

Infine un altro collettivo femminile che conosciamo sin dagli esordi per il loro prezioso itinerario di teatro di figura, sempre riconoscibilissimo nella sua diversità. UnterWasser crea in “Boxes” un vero e proprio percorso composto da diverse scatole, in cui lo sguardo dello spettatore si può immergere in misteriosi e suggestivi micromondi, ricreati attraverso piccoli ed ingegnosi meccanismi di sapiente inventiva.

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